CONVIVIALE 06.10.2022: PRESENTAZIONE PROGETTO UMANITARIO PER ESWATINI (SUD AFRICA) CONTRO IL VIRUS HPV CON LA ESCLUSIVA PARTECIPAZIONE DI ENRICO VANZINA CON IL SUO “DIARIO DIURNO”

Il Rotary Club di Guidonia Montecelio si è riunito giovedì 6 ottobre a Roma nell’esclusivissimo circolo romano di Via del Corso per discutere di un importante progetto umanitario che vede la collaborazione di tre Club: Guidonia Montecelio, Roma Mediterraneo e Roma Nord.

Il Dott. Giulio Bicciolo, Primario del Reparto di Otorinolangoiatria dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, quale Coordinatore per il Distretto 2080 della Rotary Foundation nonché compotente del Rotary Club di Roma Nord ha così esposto ai presenti i termini del progetto la cui funzione è quella di eradicare in un piccolo Stato del Sud Africa, eSwatini, il virus HPV mediante la somministrazione del relativo vaccino in ragazze tra i 14 e i 17 anni.

Avviato circa 3 anni fa con il finanziamento della Rotary Foundation, il progetto, ripartito il 1 luglio 2022 poiché bloccato fino al 30 giugno scorso a causa della pandemia, contempla la costituzione di local training teams, squadre di formazione professionale da condurre a eSwatini per offrire assistenza medica.

Il Dottor Bicciolo ha raccontato la sua recente esperienza professionale ivi vissuta con l’organizzazione di due squadre di formazione medica il cui proposito è stato quello di fare formazione da portare in questi paesi bisognosi, ove l’HIV incide per circa il 40% portando con sé altri problemi, tra cui specialmente TBC e HPV.

Benché sul posto vi sia da anni una ONLUS grazie alla quale è nata una vera e propria comunità mediante la realizzazione di una casa famiglia e di una scuola, dando con ciò la possibilità di crescere per un futuro migliore, il papilloma virus qui ha una maggiore diffusione nelle giovani donne, poiché, malgrado parte della popolazione sia cristiana, sussiste ancora la poligamia.

Nella clinica dove è stato il Dottor Bicciolo non ci sono medici, ma solo infermieri che vivono di volontariato e l’ospedale più vicino, carente di specializzazioni, dista circa mezz’ora di macchina sicché i pazienti per ottenere prestazioni sanitarie devono recarsi nella capitale a 2 ore distanza.

Notevoli sono le difficoltà di spostamento: al riguardo bisogna considerare che trattasi di un’etnia unica la quale, anche se non ha vissuto l’esperienza dell’apartheid, è retta dalla monarchia assoluta che non è stata in grado di far fronte alla disparità sociale: o ricchi o troppo poveri.

Il progetto ha consentito di toccare con mano quali sono i reali problemi di questo territorio.

Quando la popolazione viene messa a conoscenza della presenza di medici, vi è un’enorme affluenza di persone che si dirigono nelle strutture sanitarie con la fiducia e la speranza di essere guariti. È questo il bello del Rotary” – conclude il Dottor Bicciolo – “la dimensione internazionale, il poter, attraverso la Fondazione, fare dei programmi che sono di impatto, di grande efficacia e soprattutto consentire la sostenibilità, consentire che la nostra opera non si esaurisca in breve tempo ma continui e porti a dei risultati e progetti di maggiore portata”.

La serata è proseguita con l’intevento di un relatore di eccezione: Enrico Vanzina, acutissimo osservatore dei costumi romani, produttore, sceneggiatore, registra e scrittore, il quale ha presentato la sua penultima creatura “Diario diurno” con la sconfinata ammirazione per Ennio Flaiano che ricorre a più riprese nel libro.

Questa serata da una parte è a me molto gradita perché il Presidente Paola in tempi non sospetti mi ha telefonato, non ci conoscevamo, una telefonata da film nella quale lei è stata non solo affettuosa ma educatissima. Ci siamo incontrati per caso al mare e ho fissato questa data con lei. Il libro si chiama Diario Diurno, nasce da un mio insano ma sincero e devoto affetto per Ennio Flaiano che ho avuto il piacere di conoscere, perché lui era un grandissimo amico di mio papà, Steno. Si conobbero nel dopoguerra ed hanno fatto un film memoriabile, “Guardie e ladri”, con Totò e Fabrizi. Sono perseguitato da una cosa di Flaiano da tutta la vita: Flaiano era un uomo molto spiritoso, simpatico ed intelligente. Frequentava molto casa nostra. Avevo diciassette anni e la domenica sera chi faceva il cinema andava sempre a casa di Cecchi D’Amico. Erano delle cene molto informali perché il cinema all’epoca era molto semplice: nel dopoguerra cercava di portare allegria e divertimento. Era tutto molto più semplice, ma con delle regole però. Veniva sempre Flaiano. Quella sera io confidai ad Age Scarpelli che da grande avrei voluto fare lo scrittore. Lui mi fece una trappola e mi portò da Flaiano. Io arrossii e mi uscì una domanda bambinesca ma che mi perseguita ed è la ragione di questo libro: “A cosa serve scrivere, Ennio?”. Il Flaiano spiritoso, sarcastico, mi rispose: “scrivere serve a sconfiggere la morte”. Io ci penso da allora. Siamo in un mondo dove tutti scrivono e pochi leggono. La parola scritta sta perdendo verve. Però forse tra trent’anni una ragazza entrerà a casa della nonna e guarderà dei libri, li sfiorerà e ne tirerà fuori uno: diario diurno, ed io avrò sconfitto la morte. Il libro comincia dal 2011 e finisce nel 2021…mentre andavo avanti ho capito che il libro non parlava di me, ma dell’Italia, un’Iitalia libera. Parlo di noi. Si chiama diario diurno ma in realtà dovrebbe chiamarsi diario sentimentale perché arrivato a questo punto della mia vita penso che le parole servano soltanto a veicolare i sentimenti che sono la cosa più bella del mondo. Ad un certo punto mi sono accorto di cosa non volevo fare: non parlare delle persone che se ne sono andate. Ma un giorno è morta una mia carissima amica, Mariangela Melato…non ho resistito ed ho scritto due cose. Poi piano piano sono andati via tantissimi. Per cui si potrebbe chiamare anche diario dell’amicizia, ma non dell’amicizia con me, perché le persone di cui parlo erano anche amiche vostre. Persone che stanno nella vostra vita in qualche modo, perché della costituzione dell’amicizia il primo articolo dice “quando va via un amico, bisogna ricordarlo”. Questo è un libro che parla anche di ricordi. Nella prima intervista che mi fecero quando è uscito, il Corriere della Sera mi ha chiesto cosa è cambiato in 10 anni. L’Italia è rimasta molto simile a sé stessa. Mio padre, che era il grande registra di Totò, prima di morire mi disse “guarda che non cambierà mai l’Italia di Totò”. Per fortuna è vero che l’Italia degli impicci, quell’Italia del prepotente, dell’ignorante, dell’amico dell’amico, resiste. Però qualcosa è cambiato. Io ho risposto così. In questo momento ciò che mi spaventa di più è che siamo un popolo rassegnato al presente. Noi stiamo vivendo un presente continuo come se non finisse mai. Non abbiamo tempo per ricordare né per guardare in avanti. E questo diario l’ho scritto anche per spiegare che forse nella vita la cosa più importante è vivere il presente pensando che diventi un ricordo. Ricordando ci sono cose che saltano agli occhi, e allora il diario è un misto di osservazioni su chi siamo, su come ci comportiamo ma anche su dei ricordi che fanno la parte da leone a personaggi come Sordi, Totò, Gigi Proietti, Monica Vitti, il Maestro Trovajoli…delle persone molto importanti che ho conosciuto nella vita…Dino Risi…ma anche quelli più piccoli… Panelli, Raimondo Vianello che da piccolo mi faceva impazzire. Ecco, c’è questo mondo del cinema che appartiene a tutti noi, che ci ha aiutato a crescere e che ci ha raccontato la nostra identità”.

Un libro fatto ricco di ricordi e di vita vissuta, col tocco di ironia e leggerezza che contraddistinguono Enrico Vanzina. Un libro necessariamente da leggere!

Buon Rotary